Quel giorno ci è successo il maggior avvenimento di quel viaggio
ma
ve ne parlerò un po' dopo.
Ci siamo svegliati con la campana di una chiesa accanto all'albergo.
Anche quel giorno pioveva. Prima abbiamo visitato due posti in
cui
non eravamo entrati il giorno prima,
S. Maria Maggiore (c'era la messa) e il
museo Donizettiano (nell'intervallo
di mezzogiorno), nel quale un'impiegata ci ha detto: "Scrivete il vostro
indirizzo
su quel quaderno e vi manderemo il programma annuale del teatro Donizetti",
ho rifiutato perché ho pensato che non avrei più visitato
quella città ma
dopo me ne sono pentita molto perché un giorno vorrei ascoltare
la musica al
teatro Donizetti.
Arrivati a Milano verso mezzogiorno ce ne siamo andati con il metro
alla stazione
Garibaldi. Da lí abbiamo camminato fino all'albergo guardando
negozi in cui
abbiamo comprato alcuni souvenir e oggetti che ci erano piaciuti.
Subito dopo il check-in siamo andati in fretta alla Scala.
Alla biglietteria non
abbiamo potuto ottenere i biglietti cancellati. Intorno al teatro
c'erano molti bagarini,
uno ci ha avvicinato dicendo che aveva un palco al terzo piano quasi
centrale e
costava duecentomila lire per persona.
"Uhm, un po' caruccio! Potrebbe farci un po' di sconto?":
gli ho detto ma lui non
era molto contento. Pazienza! Avevamo già posto
il limite massimo al prezzo
perciò avremmo concluso ma purtroppo non avevamo lire sufficienti
per pagare
ma solo alcuni biglietti di banca giapponesi.
Ripensando un po' gli abbiamo proposto di pagare in yen e lui ha calcolato
rapidamente e accettato per trentamila yen. L'affare è
stato concluso.
E subito ritornati all'albergo ci siamo cambiati d'abito, in
quel momento erano le sette.
Abbiamo esclamato di non aver tempo per mangiare! Ma mio
marito si è ricordato
che c'erano negozi di "fast-food" davanti al Duomo e vi abbiamo mangiato
dei tramezzini
in piedi.
Davanti alla Scala mentre eravamo imbarazzati di non sapere da dove
entrare,
il bagarino è venuto da noi sorridendo e, datoci la mano e ci
ha accompagnato
alla entrata principale di cui non si può dire che sia bella,
neanche per complimento.
Però l'interno del teatro era un mondo diverso, non c'era
troppa pompa ma un'atmosfera
di grazia che mi è piaciuta molto.
Nella sala c'erano tante maschere in marsina nera con galloni
d'oro: una ci ha accompagnato
al nostro palco e ci ha consigliato di mettere le giacche al guardaroba
che era sul lato opposto
del corridoio davanti ad ogni palco ed era costituito da una cameretta
con due o tre sedie a
una parete.
Nel palco ci sono due sedie accanto al balconcino e due banchi a tre
posti uno di fronte all'altro,
si può entrare in tutto in otto persone ma chi sta alla sedia
può vedere bene il palcoscenico e
sentire anche bene, invece chi sta al banco non può vedere a
meno che non stia in piedi.
Quando vi siamo entrati non c'era nessuno perciò ci siamo
seduti sulle sedie ma non sapevamo
se i posti fossero fissati. Poco dopo sono venuti quattro tedeschi,
mi pareva che avrebbero
voluto sedersi ai nostri posti e loro l'hanno chiesto a una maschera
ma questa ha rifiutato:
ci risulta così che ci si può sedere per ordine d'arrivo.
Loro, i tedeschi, non sono tornati dopo l'intervallo, nel palco siamo
rimasti solo noi due
così abbiamo potuto godere comodamente. È inutile
dire che è stato un ottimo concerto e
ce ne siamo tornati all'albergo contenti a piedi.
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